Siamo da poco rientrate da un interessante fine settimana in Valle Stretta, valle franco-italiana situata tra il dipartimento delle Alte Alpi in Francia e la città metropolitana di Torino.
Insieme a un gruppo di undici ragazze e ragazzi, abbiamo raggiunto questa splendida meta utilizzando i mezzi pubblici, animatə dal desiderio di camminare in un paesaggio montano suggestivo. Il percorso rientra tra quelli raccontati dalla Guida che presenteremo lunedì prossimo, 7 ottobre 2024 alle 18.30 alla Casa del Quartiere (via Morgari 14 a Torino), e percorrerlo insieme ha rappresentato un’interessante occasione di riflessione.
Dopo aver lasciato Torino, abbiamo raggiunto Bardonecchia in treno, per poi proseguire con una navetta fino a Pian del Colle, punto di partenza della nostra camminata verso il Lago Verde. Giunti qui, abbiamo fatto una sosta per il pranzo al sacco, circondatə dal piacevole paesaggio.
Durante la prima parte della giornata sono emersi dialoghi stimolanti su temi legati alla montagna, mossi dalle esperienze personali e/o lavorative di ciascuno. Diverse tematiche sono state poi approfondite nel pomeriggio attraverso un momento di confronto più strutturato. Accolti dal rifugio Terzo Alpini, dove avremmo passato anche la notte, abbiamo facilitato un momento di condivisione che ci ha offerto l’opportunità di affrontare soprattutto un tema particolare: l’accessibilità della montagna.
Le domande che ci hanno guidato nella riflessione sono state differenti: cosa rappresenta la montagna per noi? Qual è il grado di accessibilità della montagna attraverso i mezzi pubblici? Quanto è accessibile economicamente? Come ci comportiamo in montagna e quali sono le responsabilità di chi la frequenta? Infine, ci siamo soffermati sull’impatto del cambiamento climatico e sulle trasformazioni che questo sta portando nei territori montani.
Subito è emersa la complessità di alcune questioni. Molti dei territori montani vicino alla nostra città sono raggiungibili quasi esclusivamente con mezzi privati, il che crea una doppia problematica: da un lato, chi non dispone di un veicolo personale trova difficoltà nel raggiungere questi luoghi; dall’altro, chi vive in montagna è spesso vincolato all’uso del proprio mezzo, dipendendo da essa per la mobilità quotidiana.
Rendere la montagna più accessibile e offrire servizi agli abitanti è indubbiamente una necessità, ma tra i partecipanti ha stimolato anche numerosi interrogativi. La montagna, per sua stessa natura, è un territorio meno accessibile rispetto ad altre aree: deve davvero essere raggiungibile per chiunque? E se non fosse così semplice? La montagna è un ecosistema fragile e richiede conoscenza e rispetto da parte di chi la visita. Aprirla a un pubblico più ampio è sicuramente un bene, ma è essenziale che chi arriva in montagna sappia come comportarsi. Questo tipo di consapevolezza, purtroppo, non è patrimonio di tuttə.
Per qualcuno, il rispetto e la conoscenza della montagna sono stati trasmessi in famiglia, per altri attraverso attività svolte nel tempo libero. Tuttavia, non tuttə hanno avuto questa fortuna. Da qui, è emersa l’importanza, e forse anche l’urgenza, di rendere accessibile il “sapere” sulla montagna, prima ancora di allargare l’accessibilità fisica di questi luoghi a chi non è abituato a frequentarli, affinché ognuno sia in grado di rispettarne le caratteristiche e preservarne la bellezza.
Allo stesso tempo, è emerso che rendere la montagna più accessibile ha il potenziale di avvicinare un numero maggiore di persone a questi ecosistemi, sensibilizzandole sugli effetti negativi che l’attività umana sta contribuendo a generare. Se in città i discorsi sul cambiamento climatico possono sembrare distanti o astratti, in montagna questi fenomeni diventano spesso molto più tangibili; come racconta uno degli esempi fatti, li si può sperimentare quando si organizza un’escursione verso un lago e, una volta arrivati, ci si rende conto che il lago è quasi scomparso a causa della siccità. La camminata si trasforma, così, in un percorso di riflessione su alcuni temi cruciali del nostro tempo.
Attraverso le condivisioni dei presenti è emerso come lavorare e progettare per immaginare un futuro di questi territori non è un mestiere scontato, ma si richiede a chiunque lo faccia di partire dal considerare la montagna come un luogo con caratteristiche e peculiarità uniche da rispettare: un luogo che, innanzitutto, non deve essere pensato come meta di svago, ma come un ecosistema che ha il diritto di rimanere vivo.
Chiacchiere e scambi hanno caratterizzato la tavola condivisa per la cena prima di dedicare un po’ di tempo alla contemplazione di un favoloso cielo stellato.
L’indomani siamo arrivati insieme a 2.200 metri, per poi scendere a piedi fino al treno che avrebbe riportato ognuno verso casa.
Salite, discese, panorami aperti e maestosi ci hanno accompagnato e ricordato come la montagna abbia la capacità di metterci di fronte ai nostri limiti di esseri umani, e forse è proprio questa consapevolezza che bisognerebbe diffondere. Rappresenta un’esperienza di sfida e di introspezione, ma anche un’opportunità per ripensare al rapporto con la natura di cui siamo parte. Attraverso la montagna, possiamo riscoprire la nostra forza, la nostra fragilità e al contempo la nostra responsabilità nei confronti del pianeta: rendere accessibile questa esperienza è forse la vera sfida.
Questo articolo è stato scritto da Chiara Lusso.