L’inverno è il periodo più critico per la qualità dell’aria. Nei mesi freddi le concentrazioni degli inquinanti sono più alte perché la capacità dell’atmosfera di diluire e disperdere è minore e perché è maggiore la quantità di sostanze emesse per l’accensione dei sistemi di riscaldamento.
Fra tutti gli inquinanti il PM10 (polveri aerodisperse con un diametro inferiore a 10 micrometri) è sicuramente il più critico a Torino. Nei primi 40 gg del 2024 sono già stati misurati 20 superamenti del valore limite giornaliero, la legge prevede che non ce n’è siano più di 35 all’anno.
È purtroppo una situazione ricorrente che ogni anno si ripresenta nella stagione fredda, con intensità diverse a seconda delle condizioni meteorologiche del periodo.
A Torino, i valori limite di PM10 non vengono rispettati dal 2005, anno in cui sono entrati in vigore. Le condizioni climatiche e orografiche della città non aiutano la dispersione degli inquinanti. Questa condizione, che spesso viene richiamata per giustificare il mancato rispetto dei valori limite, è oggettiva e deve essere presa in seria considerazione. Conseguire gli obiettivi di qualità dell’aria a Torino e in Pianura Padana è molto più complesso che in altre regioni italiane ed europee, occorre pertanto essere più ambiziosi del pianificare le misure di risanamento e determinati nella loro implementazione.
Le misure adottate, prevalentemente finalizzate all’utilizzo di tecnologie più pulite (auto meno inquinanti, caldaie più efficienti, processi industriali più avanzati, utilizzo di combustibili più puliti) hanno portato importanti benefici. Nei primi anni 2000 (dal 2000 al 2003) nella stazione di monitoraggio più critica di Torino si misuravano circa 250 superamenti all’anno, la media del numero di superamenti registrati nella stessa stazione negli ultimi 3 anni è stata di 80 superamenti. Il limite di 35 superamenti non è conseguito, i risultati ottenuti non sono però trascurabili e ci fanno capire che le misure di risanamento adottate sono state efficaci sebbene non ancora risolutive.
Per decidere cosa è opportuno fare per migliorare ulteriormente la situazione sono stati fatti studi per comprendere l’origine dell’inquinamento. Il PM10 che si respira a Torino è prodotto solo per circa il 50% nella stessa città ed in particolare dal traffico. Il restante 50% è generato da sorgenti esterne alla città, principalmente la combustione della biomassa in impianti domestici (stufe, caldaie e camini) e dagli allevamenti degli animali. Questi sono grandi produttori di ammoniaca che, rilasciata in atmosfera, reagisce con altri inquinanti formando sali inorganici che costituiscono una parte tutt’altro che trascurabile del PM10.
Per migliorare la situazione occorre adottare provvedimenti capillari e diffusi sul territorio. È necessario accompagnare le imprese zootecniche affinché siano adottate le migliori tecniche disponibili nelle fasi di stabulazione degli animali e di stoccaggio e spandimento dei reflui. Occorre inoltre promuovere la sostituzione delle vecchie stufe e dei camini con apparecchi nuovi, più efficienti dal punto di vista energetico e con un migliore controllo della combustione. I cittadini si devono poi impegnare a seguire criteri di corretta gestione degli apparecchi e ad effettuare le necessarie manutenzioni periodiche.
Nell’agglomerato torinese occorre invece in via prioritaria agire sulle emissioni da traffico con un costante rinnovo del parco veicolare e attraverso la riduzione del numero di Km complessivamente percorsi dai veicoli. Su quest’ultimo aspetto occorre essere determinati perché trasporto pubblico, mobilità condivisa e ciclabilità sono soluzioni che consentono di migliorare la qualità dell’aria ma anche e soprattutto di aumentare equità sociale, benessere e inclusione.
Un ultimo dato su cui riflettere. Nella città di Torino ci sono 651.000 veicoli a motore, fra auto, veicoli commerciali e motocicli, e 850.000 abitanti (dati 2022); 3 veicoli ogni 4 persone. Questi veicoli occupano da fermi circa 9.000.000 di m 2 , il 7% dell’intera superficie della città (in movimento lo spazio occupato è molto di più). Se ci si ponesse come obiettivo quello di avere un veicolo ogni 2 persone avremmo 3.000.000 di m2 (uno spazio grande come Central Park a New York) in più da utilizzare per corsie preferenziali, piste ciclabili, verde pubblico, aree pedonali…. Una vera rivoluzione urbana.
Questo contributo è stato scritto da Alessandro Bertello, Responsabile dell’ufficio controllo qualità dell’aria della Città metropolitana di Torino. Esperto in questioni ambientali principalmente legate al monitoraggio e alla gestione della qualità dell’aria e agli aspetti emissivi dei grandi impianti industriali.